Il microclima dei borghi del vastese, perfetto per la produzione dei nostri salumi, e la loro storia millenaria si fonde con il fascino della spettacolare costa dei trabocchi: un motivo in più per farci visita.

Il paese (FURCI)

Furci (Fùrcie in abruzzese) è un comune italiano della Provincia di Chieti che conta poco meno di 1000 abitanti e fa parte della Comunità montana Medio Vastese.  Nel paese sono state trovate delle monete e dei monili risalenti ad un periodo compreso tra il I ed il II secolo d.C. Per il periodo successivo si hanno poche notizie. Del medioevo si sa che fu concessa in feudo a Odorisio, conte di originefranca.

Borgo fortificato

Il primo impianto risale al XV secolo. Del borgo si può ammirare il torrione medievale che si trova presso l’ingresso del centro storico. Questo torrione è collegato ad un palazzetto nobiliare. La base della torre risale al XIIIXIV secolo, mentre la parte superiore risale al XV secolo.

Chiesa di San Sabino Vescovo

La chiesa parrocchiale di S. Sabino, alla sommità del paese, risale al 1500, anche se nel tempo ha subito molti rifacimenti che, sia all’interno che all’esterno, la rendono barocca nelle decorazioni. La navata destra della chiesa è dedicata al B. Angelo: fino a qualche anno addietro, la Cappella ne custodiva le spoglie, che furono traslate a Furci nel 1808, provenienti da Napoli e precisamente dalla Chiesa di S. Agostino alla Zecca, ove era stato sepolto nel 1327, con tutti gli onori di una figura già nota in tutta Italia per santità e dottrina. Queste spoglie oggi si trovano nella Chiesa nuova dedicata al Beato Angelo, costruita negli anni 70 nella parte nuova del Paese. A cornice della chiesa di S. Sabino è il maestoso campanile, di pregevole fattura, tanto nell’invaso verticale, in mattoni, tanto nella cupola ricoperta di tessere di maiolica color verde acqua.

Feste e sagre:

 

Territorio del Vastese

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Chi ama la tranquillità e l’aria fresca della collina può programmare una gita fuori porta alla scoperta dei Comuni che ricadono nel territorio della Comunità montana del medio e alto Vastese. Sono piccoli paesini a pochi chilometri da Vasto, gioielli incastonati nella rigogliosa e verde natura, che non stupiscono solo per la bellezza dei luoghi e per la ricchezza di storia, cultura e tradizioni: a conquistare i visitatori è la cordialità e la tempra verace degli abitanti nonché i piatti della cucina tipica locale, preparati dalle massaie più anziane ancora secondo le ricette di una volta.

Gli appassionati di storia non possono non visitare i castelli di Palmoli Carpineto Sinello.Sempre sulle tracce del passato, l’itinerario può proseguire per FresagrandinariaLentella Cupello, dove le campagne di scavo hanno riportato alla luce preziose testimonianze archeologiche. Qui c’è la villa romana di Colle Polercia la cui esistenza è stata scoperta in seguito al rinvenimento di una cisterna coperta con volta a botte, utilizzata come stalla fino a circa un decennio fa. La villa era una grande e lussuosa residenza tra il III e il IV secolo d.C., arricchita da una struttura termale privata avente un calidarium, un tepidarium, un frigidarium e altre vasche da bagno. A breve distanza, si possono visitare i comuni di Monteodorisio dove è ospitato il Museo per l’Arte e l’Archeologia del Vastese. Le tematiche e gli oggetti sono proposti in un percorso essenzialmente cronologico che si snoda dal Pleistocene medio, quando in questa zona si muovevano enormi proboscidati. Vi sono esposti reperti eccezionali e in buona parte ignoti: una possente zanna risalente a circa 400.000 anni fa, corredi funerari preistorici, ornamenti arcaici in bronzo, antichi materiali votivi e oggetti recanti iscrizioni in osco.

L’itinerario prosegue per Scerni, cittadina dai dolci contorni collinari, che è un laborioso centro di produzione di olio, vino e salumi

Passeggiate ad alta quota si possono fare a Roccaspinalveti e a Tufillo dove anche qui sono state rinvenute preziose testimonianze che vanno dall’Età del Bronzo alla piena età imperiale. Da visitare pure Dogliola, suggestivo paesino di poche centinaia di anime, che si erge su uno sperone e si affaccia sul versante sinistro del fiume Trigno. Suggestivo lo scenario a Gissi, dove le abitazioni più antiche sono state costruite a strapiombo sulla roccia. La passeggiata continua, riscendendo più a valle, a Liscia dove si trova il Santuario di S. Michele Arcangelo immerso nel verde di un enorme bosco e adiacente ad una antichissima grotta con sorgente e stalattiti; si muove verso San Buono dove si trova lo splendido Convento di Sant’Antonio circondando da un’area verde attrezzata, prosegue poi per Furci, patria del Beato Angelo, monaco agostiniano le cui spoglie mortali sono custodite nell’omonimo santuario. Per i buongustai segnaliamo una fermata obbligatoria a Furci per assaggiare la ventricina, il prelibato insaccato che viene prodotto con le parti nobili del maiale. Tracce dell’esistenza di antichi popoli si trovano anche a Schiavi d’Abruzzo, nell’area sacra dei Templi Italici.

Scopri i trabocchi

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I trabocchi sono antiche macchine da pesca, issate su palafitte e sorrette quasi miracolosamente da una ragnatela di cavi e assi. Non hanno una forma stabile e consistono in piattaforme composte da tavole e travi elevate su primitivi pilastri conficcati sul fondo del mare o su scogli e congiunte alla vicina riva da esili passerelle. Dalle piattaforme si staccano le antenne, che sostengono le reti per mezzo di un complicato sistema di carrucole e funi.

I trabocchi risultano molto armonici ed eleganti nel complesso gioco di fili, corde e pali che si intrecciano tra loro, rendendoli simili  a “ragni colossali”, come disse il celebre poeta abruzzese Gabriele D’Annunzio.

Molto del fascino che i trabocchi emanano, e che sta conquistando i turisti e i visitatori provenienti anche dall’estero, deriva soprattutto dai luoghi in cui sono posizionati.

Affascinante è anche la tecnica usata dai traboccanti per pescare: le ampie reti vengono calate a mare  con un argano girevole fissato nel centro della piattaforma. Di tanto in tanto, vengono rialzate un poco sul livello del mare. I pesci intrappolati, per lo più cefali, spigole, aguglie, e pesce azzurro in generale,  restano sospesi fuori dall’acqua, nel cavo della fittissima rete, guizzando in uno scintillio di luce, finchè non vengono tirati su con un guadino (la “volega”).

Oggi i trabocchi sono tornati al centro dell’attenzione,  anche grazie ad una legge della Regione Abruzzo, emanata nel 1994, che ne promuove il recupero, considerandoli importante patrimonio culturale e ambientale.